La maggior parte delle persone ritiene che la conquista di determinati risultati sia un po’ figlia della buona sorte e un po’ della (mai meglio identificata) predisposizione naturale. Questo matrimonio tra luoghi comuni genera due stati d’animo prevalenti: l’ammirazione e il senso di frustrazione.
Roger Federer, ormai senza ombra di dubbio il più grande tennista della storia, rappresenta quel tipo di campione capace di suscitare nel pubblico proprio questo tipo di reazioni: contro ogni pronostico ha conquistato il suo ottavo titolo a Wimbledon, il diciannovesimo in uno Slam; è stato il giocatore con più settimane al vertice dal ranking mondiale (327) e col maggior numero di partite disputate da n. 1; ha partecipato al maggior numero di finali (29) e di semifinali (42) ed è l’unico tennista della storia ad aver vinto per almeno 5 volte 3 tornei diversi del Grande Slam.
Questi e gli altri innumerevoli record assoluti che detiene, proiettano il campione svizzero oltre limiti difficilmente raggiungibili in futuro e che fanno elaborare al nostro cervello, così felicemente pigro e affezionato alla sua zona di comfort (come la chiamiamo in PNL), alcuni veloci e semplici concetti come il sempreverde “Facile, con un talento così!”, oppure il classico “Lui non ha mica i problemi che ho io!”, per arrivare al dietrologico “Ah, con tutti quegli sponsor!”.
Eppure, scorrendo la pagina Wikipedia di Federer, ho scoperto che non tutto è stato così facile ed automatico per lui, in particolare nel 2016 che non solo è stato il suo anno peggiore, ma che addirittura era dato come quello in cui avrebbe probabilmente annunciato il ritiro!
D’altronde, se ci riflettiamo un attimo, le avvisaglie c’erano tutte: aveva perso la prima posizione nella classifica APT già da fine 2012, veniva da quattro stagioni consecutive senza vincere una finale dello slam, alle patologie della schiena si era aggiunta la rottura del menisco ed era abbondantemente fuori dalla Top 10 assoluta. Insomma, a 35 anni sembrava proprio che il destino sportivo del nostro Roger, pluridecorato campione, ormai realizzato anche affettivamente con due coppie di gemelli (recordman anche a casa!) da crescere insieme alla sua Mirka nella loro splendida magione elvetica, fosse inesorabilmente segnato.
Eh già, sembrava.
Perché quando hai il sacro fuoco che arde, quando sai che con qualche piccolo accorgimento il motore andrebbe ancora a pieni giri, quando sei cresciuto a pane e gioco, beh!, la domanda che viene spontanea non dalla testa, ma dal profondo del cuore, è: “Come faccio a prendermi ancora qualche soddisfazione qua e là?”
Sì, quelle che ti fanno scorrere quel brividino sulla schiena tipo quando stai per fare qualcosa che sai ti piacerà e riavvolgi il nastro per rivedere tutte le volte che hai conquistato una tua vittoria.
Le stesse identiche domande che si è posto anche questo ragazzo di Basilea che ha cominciato a cercare le risposte giuste nel nuovo coach, in un training più rispettoso dei suoi limiti e nella ricerca di soluzioni che fin lì non aveva semplicemente avuto la necessità, l’opportunità o lo stimolo di adottare.
Ti faccio un esempio tra i tanti, ti va?
Bene, devi sapere che Roger ha migliorato le sue attitudini al gioco di volo, utilizzando più spesso il “serve & volley” e migliorando anche la precisione delle volée, specialmente quella di dritto, ritenuta in passato la meno efficace. Il tutto con una semplice quanto efficace modifica del posizionamento del corpo rispetto alla palla.
Capito? Si è concentrato sui piccoli particolari che fanno la differenza e li ha messi nella sua bella cassettina vicino a tutti gli altri attrezzi che l’esperienza garantisce!
Ora proviamo a riassumere insieme i tre punti chiave del percorso di Federer facilmente replicabili nella nostra quotidianità professionale e personale.
Il Campione scopre che ogni tanto il cambiamento è necessario: un altro coach, un’altra preparazione, un altro atteggiamento innanzitutto verso se stesso.
Il Campione scopre che la maggiore consapevolezza del tuo potenziale ancora inesplorato aiuta a diversificare le scelte e a ottenere risultati migliori con minore spreco.
Il Campione scopre che l’ambizione è un bene quando ti porta a cercare le soddisfazioni che meriti.
Ti confesso un segreto. Ogni tanto, quando la giornata non è (ancora) quella che desidero, do un’occhiata a questo video del Maestro, mi immergo nel suo atteggiamento e ascolto quanto è bello fare un piccolo passo avanti ogni giorno.
Respira energia positiva dalle persone che ti danno ciò di cui hai bisogno e quando ti va di imparare piacevoli e pratiche strategie per raggiungere il tuo prossimo obiettivo, contattami qui.