Il titolo di questo articolo è un pezzo di storia della poesia e del cinema: il verso di Walt Whitman, infatti, viene ripreso nel film “L’attimo fuggente” con Robin Williams nei panni del professor John Keating, salutato dai suoi studenti come “Capitano”, per l’appunto, quando viene allontanato dalla scuola.

Anche nello sport, e nel calcio in particolare, il capitano è una figura di particolare rilievo visto che gli sono demandati compiti di notevole responsabilità, alla stregua del manager di un’impresa.

L’incarico di indossare la fascia arriva per le ragioni più disparate: l’infortunio o l’espulsione del titolare del ruolo, una promozione improvvisa, nuovi equilibri nello spogliatoio e così via. La scelta, programmata o meno, può cadere su una persona che poi, in maniera spesso casuale, interpreta il ruolo come capo o come leader. C’è differenza? Sì, e anche tanta.

In sintesi, possiamo affermare che il capo tende a impartire ordini con autorità e decidere in autonomia, forte del ruolo ricoperto; il leader, invece, ha una più marcata tendenza all’autorevolezza, a fornire linee guida ai propri compagni, prendendo decisioni condivise e accettate. Purtroppo, in tante organizzazioni anche non sportive, si confondono i due termini e succede che il capo non sia un leader, anzi!

E allora, quali sono le caratteristiche che ci permettono di distinguere il capo dal leader e di comprendere se siamo più simili all’uno o all’altro? Al di là del contesto, il leader ha questi tre elementi che ritroviamo sia in ambito sportivo che aziendale:
1. Fiducia nelle proprie abilità e in quelle degli altri. È un approccio che fa leva sulla combinazione tra autostima e tutte le esperienze permeate di affidabilità, stima e fiducia reciproca.
2. Buone doti empatiche con cui comprendere e coinvolgere gli altri. È una modalità spesso sottovalutata, ritenendo che per un leader sia meglio mettere da parte l’emotività mentre è vero esattamente il contrario.
3. Il binomio tra motivazione e coerenza, indissolubile. Il leader immune da contraddizioni agisce nel solco degli obiettivi condivisi dai propri compagni che ne apprezzano sia la sostenibilità che la concretezza.

Questo dimostra che nessuno nasce con la leadership dentro, men che meno con quella che nell’immaginario collettivo si ispira a miti letterari, cinematografici o religiosi. Proprio la vita di tutti i giorni offre numerosi esempi di leader che possiamo serenamente definire “normali”: sono quelli che adattano il proprio stile ed imparano col tempo a farsi riconoscere come “Capitano, o mio capitano!”

 

La frase giusta: Per continuare ad essere dei leader e a guidare le persone, non smettete di imparare. (Charlie Chaplin)